Verso il conflitto
La politica di espansione della Germania nazista portò in pochi anni
allo scoppio di un secondo conflitto mondiale. Il Terzo Reich si legò
all’Italia fascista e al Giappone, mentre Gran Bretagna e Francia si
coalizzarono per fronteggiare la nuova minaccia.
Nel 1938 Hitler aveva ormai avviato il riarmo tedesco e si era
assicurato l’appoggio di Mussolini. Il primo obbiettivo dell’espansionismo
nazista fu l’Austria. Gli austriaci accolsero l’ingresso dei tedeschi nei loro
confini con entusiasmo e grandi festeggiamenti.
Nel settembre 1938 Hitler minacciò l’invasione dei Sudeti, regione
della Cecoslovacchia a maggioranza tedesca. I rappresentanti di Francia, Gran
Bretagna e Italia si riunirono a Monaco per risolvere pacificamente la
questione. I Sudeti vennero ceduti alla Germania, che si impegnava a rinunciare
a ulteriori annessioni.
Il 15 marzo 1939 le truppe naziste, violando gli accordi di Monaco, entrarono in
Cecoslovacchia. Contemporaneamente aumentavano le pressioni sulla Polonia per
la cessione del “corridoio di Danzica”. Il governo polacco inviò una risposta
categoricamente negativa alle richieste tedesche.
Di fronte a ciò, il governo inglese si decise a un eventuale
sostegno militare nei confronti della Polonia minacciata. In aprile Francia e
Inghilterra iniziarono le trattative con l’URSS per dare vita ad un’alleanza
antigermanica.
Mussolini, intanto, invadeva l’Albania. La politica estera del Duce
dipendeva sempre di più dall’alleanza con i tedeschi. L’Italia, infatti, legava
definitivamente i propri destini con la Germania con la firma del patto d’Acciaio. Con esso, l’Italia si
impegnava ad entrare in guerra a fianco della Germania in azioni sia difensive
sia offensive. Mussolini, tuttavia, era consapevole della debolezza militare italiana.
Un evento imprevedibile sconvolse la situazione politica europea:
nell’agosto 1939 Molotov e von Ribbentrop, ministri degli esteri sovietico e
tedesco, firmarono un patto di non
aggressione della durata di dieci anni. Stalin riteneva in questo modo di
essersi messo al sicuro da eventuali rischi bellici.
Tale patto comprendeva un protocollo
segreto con il quale l’URSS e la Germania si accordarono per la spartizione
della Polonia. Hitler era pronto all’offensiva. L’attacco alla Polonia venne
fissato per il 26 agosto 1939. Tuttavia il 25 agosto l’Inghilterra aveva
formalizzato la propria alleanza militare con la Polonia.
Lo scoppio del conflitto e le prime operazioni. La “guerra lampo” (1939-1940)
Il 1° settembre 1939 i carri armati tedeschi invasero la Polonia da
occidente, mentre l'Armata rossa avanzava da oriente. I polacchi opposero resistenza,
ma nel giro di un mese il Paese venne occupato. L'invasione della Polonia scatenò la reazione di Francia e Gran
Bretagna, che il 3 settembre dichiararono guerra alla Germania.
Mussolini, con il consenso di Hitler, per il momento decise di
restare neutrale. Secondo gli accordi segreti del patto Molotov-Ribbentrop, l’URSS
occupò alcune aree della Polonia orientale e lanciò l'attacco contro la
Finlandia.
La disperata resistenza finnica si prolungò fino al marzo del 1940,
quando venne firmata la pace a Mosca. La Finlandia cedeva l’istmo di Carelia e
la base navale di Hango.
Sul fronte francese, si attendeva l'attacco tedesco dietro la linea fortificata Maginot. Ma le cose
non andarono come previsto.
Nella primavera del 1940 Hitler
rivolse le sue forze a settentrione: nell'aprile occupò Danimarca e
Norvegia. A questo punto, i tedeschi attaccarono direttamente gli
anglo-francesi. All'inizio l'offensiva occidentale della Germania si svolse
secondo una strategia simile a quella della Grande Guerra: nel maggio del 1940
le truppe naziste invasero paesi neutrali, quali Belgio, Lussemburgo e Olanda,
quindi aggirarono la linea Maginot attaccando la Francia da nord.
Il 14 giugno i tedeschi
entrarono da vincitori a Parigi. La guerra in Europa poteva pressoché dirsi
conclusa. Mussolini, abbagliato dal successo senza precedenti dell'offensiva
nazista, abbandonò precipitosamente la posizione di neutralità e attaccò la
Francia sulle Alpi poco prima della caduta di Parigi (10 giugno). Tuttavia le truppe italiane non riuscirono ad avanzare
di molto in Francia.
Il governo francese, con sede a Vichy, divenne un satellite
nell'orbita nazista. Intanto, postosi a capo dei francesi fuggiti, il generale Charles De Gaulle lanciava ai francesi,
da Londra, disperati appelli alla resistenza.
Hitler decise di effettuare una massiccia offensiva aerea contro la Gran Bretagna, per fiaccare la resistenza
inglese e preparare l’invasione dell’isola. Fra l'agosto e il settembre del
1940 si svolse la violentissima "battaglia d'Inghilterra".
L'aviazione tedesca causò ingenti danni con i suoi bombardamenti, ma non
raggiunse la scopo, anche perché i piloti della RAF (Royal Air Force) le inflissero gravissime perdite. Hitler dovette
accantonare l'illusione di una rapida vittoria.
Nei settembre 1940 il Führer rafforzò ulteriormente le sue
posizioni attraverso iniziative diplomatiche di allargamento del suo sistema di alleanze. Il 27 settembre Germania,
Italia e Giappone firmavano a Berlino il patto
tripartito, stringendo un'alleanza inedita allo scopo di creare un
"nuovo ordine" in Europa e in Asia. In seguito, aderirono al patto
anche Ungheria, Romania e Jugoslavia. Mussolini diede inizio alla "guerra
parallela". Fra il luglio e il settembre 1940, truppe italiane attaccarono
i domini inglesi in Africa settentrionale. In ottobre partì un'offensiva contro
la Grecia che si rivelò subito un colossale
insuccesso, in cui le truppe tedesche dovettero intervenire a sostegno
degli italiani per evitare l’occupazione dell'Albania da parte dell'esercito
greco. Erano, così, risultate evidenti l’inaffidabilità
e l'impreparazione dell'esercito italiano. In Africa, l'offensiva italiana
dalla Libia verso l’Egitto causò una violenta controffensiva inglese. Nel
dicembre del 1940 gli inglesi entravano in Cirenaica e solo l'intervento dell'Afrikakorps riuscì a farli ripiegare.
Anche sul mare l'Italia non ottenne i successi sperati. Infatti, la flotta
inglese si scontrò con quella italiana in mare aperto e le inflisse pesanti
sconfitte. L’11 novembre del 1940 la flotta italiana veniva attaccata nel porto
di Taranto subendo ingenti perdite.
L’attacco nazista all’URSS
L'intervento
nazista nei Balcani aveva definitivamente incrinato le relazioni diplomatiche
fra l’URSS e Germania. L’invasione rispondeva a varie esigenze strategiche e
ideologiche.
Le cause dell’attacco
tedesco all’URSS
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Cause militari
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Hitler
riteneva di importanza vitale piegare in tempi brevi l’esercito sovietico.
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Cause economiche
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Il
territorio russo avrebbe rappresentato una riserva inesauribile di materie
prime.
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Cause ideologiche
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Hitler
concepiva la guerra all'URSS come la lotta contra il giudaismo marxista.
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Conquista dello “spazio vitale”
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Nel Mein Kampf Hitler sosteneva la necessità dell'espansione
a oriente.
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Cause razziali
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L’idea
razziale dei popoli slavi implicava la loro sottomissione alla razza ariana.
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L'offensiva contro l’Unione Sovietica iniziò il 22 giugno 1941, senza dichiarazione di
guerra. Le forze armate tedesche tentarono di porre in atto una strategia
ambiziosa. Le truppe avanzarono lungo un fronte di 1600 chilometri, seguendo
tre principali direzioni: Leningrado, Mosca e il Mar Nero. L’esercito nazista
aveva inflitto ai russi perdite terribili.
In questo terribile frangente Stalin chiamò a raccolta il suo
popolo in difesa del suolo nazionale. Progressivamente le forze militari
sovietiche si riorganizzarono. Hitler era convinto di portare a termine le
operazioni prima dell'inverno russo, perciò le sue armate non partirono
equipaggiate per affrontare i rigori del gelo.
Il piano tedesco non
raggiunse gli obiettivi previsti: l'avanzata fu rallentata da fattori
ambientali. Leningrado venne assediata per ventotto mesi; presso Mosca una
battaglia furibonda determinò l'arresto dell'offensiva nazista. Il piano di
"guerra lampo" era fallito.
L’intervento americano
Nel marzo del 1941 gli USA concedevano aiuti economici agevolati
alla Gran Bretagna. Fin dall'inizio della guerra, gli Stati Uniti avevano
guardato con favore alla resistenza anglo-francese.
Il 14 agosto 1941 Churchill e Roosevelt firmarono la Carta atlantica, in cui venivano
determinati i principi per la ricostruzione di un mondo liberato dalla
minaccia nazista. Anche l’URSS aderì al documento.
Nell'area del Pacifico il Giappone occupò l'Indocina francese. USA
e Gran Bretagna, preoccupate per la minaccia giapponese dalle loro colonie intimarono
il ritiro delle truppe di occupazione. Era evidente che gli interessi nipponici
erano rivolti verso sud. Il 7 dicembre
1941, senza una dichiarazione di guerra ufficiale l'aviazione giapponese
distrusse più della meta della flotta americana ormeggiata nel porto di Pearl Harbor.
L'8 dicembre USA e Gran Bretagna dichiararono guerra al Giappone.
L'11 Germania e Italia dichiararono guerra agli USA. Il conflitto assunse
dimensioni mondiali.
La guerra in Estremo Oriente e nel Pacifico fu dominata dalle
forze giapponesi. Nel Sud del Pacifico il Giappone attaccava direttamente l'Australia.
Le forze inglesi furono praticamente annientate e gli Stati Uniti si trovarono
in grave difficoltà.
Nei territori occupati, i giapponesi, pur sostenendo la superiorità
della razza nipponica, non compirono eccessi come quelli nazisti. Mancava infatti
un piano organizzato per lo sterminio razziale come quello tedesco.
Soprattutto quando, dopo il 1942, l'andamento della guerra volse a svantaggio
del Giappone, si cercò di far partecipare i Paesi soggetti a un comune progetto anticolonialista e antioccidentale.
Il "nuovo ordine"
L’alleanza sancita dalla Carta atlantica venne consolidata dalla
Conferenza di Washington. Il documento conclusivo della Conferenza fu il patto delle Nazioni Unite, firmato da
26 Paesi, fra cui USA, Gran Bretagna, URSS, tutti impegnati a lottare contro il
nazifascismo fino alla sua completa sconfitta.
Nell'Europa occupata il regime nazista stava imponendo il
"nuovo ordine”. Esso si basava sui principi della superiorità della razza
"ariana", sulla totale sottomissione dei popoli slavi e sulla volontà
di realizzare la cosiddetta soluzione
finale della "questione ebraica”.
Gli ebrei furono rinchiusi nei ghetti.
Vennero infine deportati in campi di concentramento e di sterminio (lager), nei quali erano annullati come
esseri umani. Essi erano immediatamente sottoposti a una selezione che
eliminava tutti coloro che non erano in grado di lavorare. Quelli che
superavano la selezione venivano sfruttati nei lavori forzati, finché morivano
di stenti o venivano uccisi nelle camere a gas. Nel gennaio del 1942 si tenne a
Wannsee una riunione delle gerarchie naziste. Fu in questa riunione che venne
redatto un protocollo in cui si indicava come unica via possibile per la
soluzione finale lo sterminio
indiscriminato e sistematico di tutti gli ebrei. Fu sperimentato il sistema delle camere a gas.
I tedeschi controllavano i territori occupati con una ferrea
organizzazione poliziesca. I "protettorati” e i "territori orientali",
erano delle vere e proprie colonie in cui non esisteva alcuna forma di autorità
locale. I Paesi occupati erano invece soggetti al controllo militare. Vi erano
poi una serie di Stati indipendenti ma satelliti della Grande Germania, in cui
erano stati instaurati regimi collaborazionisti e filonazisti.
Ma fu soprattutto nell'Europa orientale che l'occupazione tedesca
risultò spietata. L'invocato "Nuovo Ordine” all'Est significava la sottomissione
e la schiavizzazione degli slavi.
Hitler realizzava così le due idee forti della sua "concezione
politica": la soluzione finale del problema ebraico e l'occupazione a Est
dello "spazio vitale".
La svolta del conflitto (1942-1943)
Nella seconda metà del 1942 gli Alleati presero l'iniziativa. Tre
battaglie segnarono la svolta nell'andamento del conflitto: quella di Midway nel Pacifico, quella di El Alamein in Africa e quella di Stalingrado in Russia.
Nel Pacifico le forze americane sconfissero la flotta giapponese.
Questo interruppe l'offensiva nipponica e diede inizio al vittorioso contrattacco
statunitense, che si estese anche alla Cina.
In Africa le truppe tedesche furono fermate e respinte. Con lo
sbarco delle truppe americane in Marocco e in Algeria gli italo-tedeschi, completamente
accerchiati, si arresero il 13 maggio 1943.
In Russia, nel luglio del 1942, era iniziato l'assedio di
Stalingrado da parte dei tedeschi. L'esercito russo scatenò una controffensiva
che provocò l'accerchiamento dei tedeschi e li costrinse alla resa. La
battaglia di Stalingrado determinò l'inizio
del crollo militare tedesco.
Fra il 28 novembre e il 1° dicembre del 1943 si tenne a Teheran una
conferenza dei capi di Stato alleati per concordare le strategie del conflitto.
Vi parteciparono Stalin, Churchill, Roosevelt. Il leader sovietico ottenne l'impegno ad aprire un secondo fronte europeo con uno sbarco sulle coste
francesi. Si stabilì inoltre la divisione della Germania in vari Stati.
1943-1944: il crollo del fascismo; gli alleati in Italia
In Italia il regime fascista aveva perso gran parte del sostegno
popolare in seguito all'entrata in guerra. Nel marzo del 1943 gli operai
avevano effettuato per la prima volta alcuni scioperi. La conquista della
Tunisia da parte delle forze alleate costituì la premessa per lo sbarco in
Italia.
Il 9 e 10 luglio 1943 gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia. La
rapida avanzata degli Alleati accelerò il crollo
del regime. Nella notte fra il 24 e
il 25 luglio il Gran Consiglio del fascismo, attraverso una mozione votò la
sfiducia al Duce. Il re Vittorio Emanuele III destituì Mussolini e lo fece
arrestare, affidando l'incarico della formazione di un governo
tecnico-militare al maresciallo Pietro Badoglio.
I primi 45 giorni del governo Badoglio disillusero coloro che
avevano sperato in un rinnovamento democratico. Badoglio fu esitante e incerto.
Il governo, inoltre, impedì la ricostituzione dei partiti democratici e inoltre
confermò l'alleanza con i tedeschi, mentre intavolava trattative con gli
Alleati.
L'armistizio fu annunciato l'8 settembre. Le truppe tedesche
reagirono subito all'armistizio: attaccarono i reparti italiani che non
consegnavano le armi; liberarono Mussolini dal carcere del Gran Sasso e lo
aiutarono a costituire la Repubblica sociale italiana (RSI), con capitale Salò.
I tedeschi arrestarono e deportarono i militari italiani. Solo
coloro che acconsentirono all'arruolamento nell’esercito di Salò vennero
liberati.
Ben presto le forze "repubblichine" (gli aderenti al
nuovo governo fascista) iniziarono una stretta collaborazione con le forze armate
naziste. Fin dal 9 settembre si erano però organizzate in Italia formazioni partigiane,
che combattevano i tedeschi e i fascisti.
Le truppe naziste fermarono in Italia l'avanzata degli Alleati nei
pressi di Cassino.
Il 13 ottobre Badoglio
dichiarava guerra alla Germania, trasformando l'Italia in Paese
"cobelligerante" con gli Alleati. Il termine
"cobelligerante" derivava dalla situazione italiana che appariva
assai confusa.
Dal punto di vista geo-politico l'Italia era spaccata in due zone:
- la Repubblica di Salò occupava
l'area settentrionale della penisola;
- nel Sud sopravviveva il Regno
d'Italia con la presenza militare delle forze di liberazione
anglo-americane.
La resistenza in Europa
Fenomeni di opposizione armata al nazifascismo, da parte di gruppi
organizzati e clandestini, si registrarono in diversi Paesi europei. La Resistenza assunse aspetti differenti
da Paese a Paese, ma in generale ebbe caratteristiche di lotta di liberazione nazionale e dunque fu anche guerra civile.
In Europa settentrionale erano comparsi già nel 1940 i primi
movimenti di Resistenza, nei quali i partigiani compivano azioni di
sabotaggio, di guerriglia, organizzavano scioperi e diffondevano stampa
clandestina antinazista.
In Francia, De Gaulle diede vita a un Comitato francese di liberazione nazionale.
Si trattava di un organismo che comprendeva tutti i partiti antinazisti. Nel
giugno del 1944 il Comitato di liberazione nazionale si trasformò in governo provvisorio della Repubblica
francese, che si insediò a Parigi, dopo la liberazione della capitale,
nell'agosto del 1944.
In Germania si verificarono sporadiche ed elitarie
prese di posizione antihitleriane. Non
si sviluppò mai un'opposizione attiva come in altri Paesi. Questo era
dovuto in buona misura alla grande e capillare organizzazione che il regime
aveva predisposto, ma anche all'indubbio consenso dei tedeschi all'ideologia
hitleriana. Il 20 luglio 1944 venne
addirittura organizzato dai vertici dell'esercito un attentato contro Hitler,
che fallì miseramente, scatenando una feroce repressione da parte del regime.
In Jugoslavia la resistenza era organizzata
dall'opera instancabile del generale Tito,
che ottenne la piena fiducia degli Alleati e divenne il punto di riferimento
della Resistenza nei Balcani. L'azione dei reparti di Tito si rivolse anche
contro chi aveva collaborato con l'invasore nazifascista. Le foibe, cavità naturali della regione
istriana e carsica, furono usate come fosse comuni in cui gettare le vittime.
Alcune migliaia di italiani furono fra le vittime della guerra partigiana
condotta dalle forze di Tito. Anche in Grecia
si determinò un forte contrasto fra partigiani comunisti e anticomunisti, che
avrebbe avuto esiti tragici nel dopoguerra.
1944-1945: la conclusione del conflitto e la sconfitta del nazismo
La linea Gustav, sulla
quale si erano attestati i tedeschi in Italia centro-meridionale, venne
sfondata nella primavera del 1944. Gli Alleati avanzarono rapidamente verso
nord, occupando Roma e Firenze. I tedeschi riuscirono a fermare l'avanzata
anglo-americana e si attestarono lungo la linea gotica.
Nel rispetto degli accordi di Teheran le forze alleate
effettuarono uno sbarco in Normandia
con grande dispiegamento di mezzi (6
giugno 1944, passato alla storia come il D-Day). I tedeschi si
trovarono stretti in una morsa: a ovest gli anglo-americani avanzavano verso
Parigi; a sud l'Italia era conquistata passo passo; a est l'Armata Rossa
invadeva la Polonia.
Mentre si avvicinavano le truppe alleate, Parigi si liberò con
un'insurrezione popolare. Il generale De
Gaulle entrò nella capitale francese da vincitore al fianco dei comandi
alleati (26 agosto) e organizzò il nuovo governo della Francia liberata. In
settembre tutta l'area occidentale era libera dall'occupazione nazista.
A oriente, in giugno le truppe sovietiche entrarono in Polonia. Varsavia insorse contro i tedeschi,
sperando che l'Armata rossa intervenisse.
Roosevelt e Stalin si incontrarono a Mosca per decidere l'assetto
dell'Europa e stabilire le aree di occupazione dei due eserciti, quello
sovietico e quello alleato. A quelle disposizioni si attennero in modo
scrupoloso le forte antinaziste nei mesi seguenti.
Le forze armate sovietiche occuparono Bulgaria, Romania e Ungheria.
Analogamente gli inglesi poterono penetrare in Grecia senza alcuna
opposizione da parte dei sovietici.
Nel Pacifico i giapponesi arretravano di fronte all'offensiva
americana.
Tra il 4 e l'11 febbraio del 1945 si tenne la Conferenza di Yalta: Roosevelt,
Churchill e Stalin si riunirono per decidere l'assetto post-bellico
dell'Europa:
- l'URSS si assunse l'impegno di dichiarare guerra al Giappone;
- si procedette alla definizione
delle zone di occupazione della
Germania;
- si stabilì che nei Paesi liberati
si sarebbero tenute libere elezioni
per l'autodeterminazione della forma di governo;
- si decise che la Polonia sarebbe stata risarcita a
occidente a scapito della Germania;
- si progettò l'istituzione di un'Organizzazione delle Nazioni Unite,
con lo scopo di risolvere pacificamente le controversie internazionali.
Intanto l'offensiva antinazista giunse al termine. Gli anglo-americani avanzarono su Amburgo
in direzione di Berlino e il 26 aprile
si congiunsero alle truppe sovietiche presso l'Elba. In Italia la linea
gotica venne sfondata. Il 25 aprile il Comitato di liberazione nazionale
proclamò l'insurrezione popolare. Mussolini
tentò la fuga in Svizzera, ma venne riconosciuto
e arrestato dai partigiani. Venne fucilato e il suo cadavere fu esposto all’oltraggio
pubblico in piazzale Loreto a Milano. Hitler
si suicidò nel bunker della Cancelleria, a Berlino.
Il Giappone era ormai solo a contrastare disperatamente
l'offensiva americana ed era ormai
sull'orlo del collasso a causa dello sforzo economico sostenuto per la
guerra. Alla fine del 1943 cominciò l’offensiva americana nel Giappone. Nel
disperato tentativo di resistere, i giapponesi avevano iniziato fin
dall'ottobre del 1944 a colpire le navi americane con le missioni suicide degli aerei kamikaze.
Il Giappone disponeva ancora di un esercito di circa 3 milioni di
uomini pronti a qualunque sacrificio.
Il nuovo presidente degli USA, Harry
S. Truman, decise di sganciare due bombe
atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki, con lo scopo di piegare la
resistenza nipponica. Gli ordigni caddero sulle due città, il 6 e il 9 agosto, producendo orrende stragi con effetti devastanti.
Il 14 agosto il Giappone si arrese.
La guerra era davvero finita.
La Conferenza di Potsdam e l’assetto postbellico
I capi dei tre grandi Paesi vincitori (USA, Gran Bretagna, URSS) si
incontrarono a Potsdam, presto
Berlino, nell'estate del 1945. Il punto centrale della Conferenza fu la
risoluzione del problema dell’assetto
della Germania, che aveva firmato la resa
senza condizioni. Si delineò la suddivisione del territorio in zone d'occupazione, controllate dai
vincitori (americani, russi, inglesi e anche francesi). Anche Berlino venne divisa in quattro zone
d'occupazione. La logica della suddivisione dell'Europa in sfere di influenza
finì per prevalere sul principio di autodeterminazione dei popoli. In pratica,
si assegnarono alle forze occidentali e a quelle sovietiche le zone liberate
dai rispettivi eserciti.
L'Organizzazione delle Nazioni
Unite (ONU) fu
istituita durante la Conferenza di San Francisco, con l'adesione iniziale di una
cinquantina di Paesi. La complessa organizzazione istituzionale dell'ONU
risentì delle tensioni internazionali.
Un passo importante nella riorganizzazione politico-economica del
mondo era stato segnato con la Conferenza
di Bretton Woods (luglio 1944), che regolò i rapporti economici e
finanziari nell'interesse dei Paesi occidentali. Tali accordi prevedevano
l'istituzione di un Fondo monetario
internazionale e di una Banca
mondiale. Il controllo americano
sul Fondo e sulla Banca mondiale divenne sempre più stretto.
Principi ispiratori dello Statuto delle Nazioni Unite
|
· Preservare
le future generazioni dal flagello della guerra
|
· Riaffermare
i diritti fondamentali dell’uomo
|
· Promuovere
il progresso sociale e la libertà
|
· Praticare
la tolleranza e istituire relazioni pacifiche fra i popoli
|
· Utilizzo
delle forze armate solo nel comune interesse
|
· Impiego
di strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale
di tutti i popoli
|
I trattati di pace
I trattati di pace furono stilati a Parigi e firmati a New York il
10 febbraio del 1947. I dissensi fra l'URSS e le potenze occidentali emersero
in maniera nettissima durante i lavori. Tra le più importanti questioni irrisolte
vi fu l'assetto postbellico della
Germania, che rimase divisa in quattro zone. Allo stesso modo non vennero
definite le situazioni di Austria e Giappone.
I membri delle SS furono imprigionati, in attesa che fossero
accertate le responsabilità personali nei crimini di guerra. I più importanti
gerarchi nazisti vennero processati a
Norimberga e la maggior parte di essi furono condannati per crimini contro l'umanità.
L'Italia venne trattata
da Paese vinto e subì
pesanti clausole. Le isole del Dodecaneso e Rodi vennero assegnate alla Grecia;
l'Istria (con Fiume e Zara) e parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia;
l'Albania divenne indipendente; tutte le colonie furono abbandonate. La
questione coloniale era in effetti scottante per tutti i Paesi. Nessuna
specifica decisione venne presa sulla sorte delle colonie dei Paesi vincitori.
Il processo di decolonizzazione era
ormai avviato, e avrebbe rappresentato uno dei fenomeni politici più importanti
del secondo dopoguerra.
Le due guerre: un confronto e un bilancio
Alcuni storici hanno utilizzato la definizione di "Seconda
Guerra dei Trent'anni" per indicare il periodo 1914-1945. In tal modo si è
voluto esprimere il senso di una continuità fra le due guerre mondiali e anche
mettere in luce il fatto che la Seconda tenderebbe drammaticamente a risolvere
le questioni irrisolte della Prima. Anche nei sistemi di alleanze, vengono
riscontrate evidenti analogie: da un lato le democrazie occidentali, dall'altro
i regimi autoritari.
Questo schema interpretativo, da un lato coglie indubbie continuità,
dall'altro finisce per rendere poco evidenti le differenze profonde che
esistono fra i due conflitti.
Non si tratta solo di differenze quantitative. La Seconda guerra mondiale e stata da
questo punto di vista "più
grande" della Grande Guerra, sia per quel che riguarda l'estensione
geografica, sia per quanto concerne le tecnologie impiegate e il massiccio
contributo, dell'industria, sia per il numero delle vittime (dagli 8 milioni
circa della Prima ai 55 milioni circa della Seconda).
In realtà le differenze più accentuate sono di tipo qualitativo.
Se la Grande Guerra é stata definita la prima guerra
"totale", solo la Seconda ha visto il coinvolgimento della popolazione civile in modo diretto e
sistematico. La Prima fu una guerra prevalentemente combattuta al fronte, in
trincea; la Seconda, una guerra illimitata e dilatata fino a coinvolgere ogni
momento e aspetto della vita quotidiana. Ciò in gran parte si spiega con il
massiccio impiego dell'aviazione e
dei bombardamenti sulle città. La
popolazione civile diviene elemento del conflitto. È impossibile non partecipare. Il fenomeno della Resistenza al nazifascismo implica il massiccio apporto della
popolazione civile. Poi vi sono i rastrellamenti,
le deportazioni nei campi di
concentramento, le atrocità delle
rappresaglie naziste a danno dei civili.
La scienza applicata alla produzione bellica porta nel 1945 alla costruzione
e all'impiego della bomba atomica.
Se non si coglie la peculiarità e l'atrocità "tutta
nuova" del progetto nazista e della sua ideologia totalitaria, non si coglie neppure il senso della
tragedia del conflitto.
Vi è anche la questione della deportazione e dello sterminio di
milioni di ebrei, la schiavizzazione della popolazione slava, l'atrocità
insensata dei lager e dei ghetti. Tutto
questo non ha riscontri, né trova analogie, nel precedente conflitto e rende
la Seconda guerra mondiale qualcosa di assolutamente nuovo e diverso nella
storia.