Cenni biografici
Sigmund
Freud nacque in Moravia, sotto l’impero absburgico, nel 1856, da una famiglia
di ebrei commercianti che, in seguito, si stabilì a Vienna. Laureatosi in
medicina, ottenne una borsa di studio e andò a Parigi, alla scuola di
neuropatologia della Salpetrière, diretta da Charcot. Si sposò ed ebbe sei
figli (la più famosa tra loro fu Anna Freud, che continuò le ricerche del
padre). L’amico Breuer gli affidò una sua paziente, Anna O., con cui Freud
inaugurò il suo nuovo metodo: era nata la psicoanalisi.
Nel
1899 Freud pubblicò L’interpretazione dei sogni, opera fondamentale, trovando
all’inizio moltissimi critici. Alcuni anni più tardi vi fu il primo Congresso
della Società Psicoanalitica Internazionale, che vide presenti, tra gli altri,
Jung (il quale si staccherà poi da Freud).
Freud
dovette subire, però, la persecuzione nazista. Nel 1933 a Berlino i nazisti
bruciarono, nel rogo dei libri, anche le opere dell’ebreo Freud. Nel 1938 Freud
fu costretto ad andarsene e si trasferì a Londra. Morì l’anno dopo, poco dopo
l’inizio della seconda guerra mondiale.
La cura delle
nevrosi
Alla
fine dell’Ottocento, la medicina ufficiale spiegava le sofferenze mentali come
conseguenze organiche di lesioni o
di disfunzioni del cervello. Inoltre la sfera della psiche era identificata con quella della coscienza, capace di esercitare un dominio totale sugli istinti e sulle
azioni.
Freud
scopre invece che la causa delle nevrosi è psicogena:
significa che essa non deriva da disturbi organici, ma da un conflitto tra
forze inconsce. La scoperta dell’inconscio segna l’atto di nascita della
psicoanalisi.
La prima topica
Per
spiegare i fenomeni psichici bisogna tenere conto:
- della distinzione tra un livello conscio ed un livello inconscio
- dell’azione causale dell’inconscio sul conscio.
Le
tre zone sono il conscio, il preconscio e l’inconscio.
L’inconscio
è una forza attiva, che opera con una sua logica, diversa dalla logica della
vita cosciente (basata, ad esempio, sul principio di causalità, di non
contraddizione, sulle sequenze temporali). Esso comprende gli elementi psichici
che sono mantenuti inconsci da una forza precisa, la rimozione (è quel meccanismo che rimuove, cioè allontana, dalla
coscienza le nostre esperienze e i nostri pensieri, soprattutto se sono spiacevoli
ed inaccettabili; è dunque in pratica un meccanismo di difesa), Allontanare
dalla coscienza non vuol dire però annullare del tutto il ricordo delle
esperienze traumatiche, ed è qui che possono sorgere problemi; se vi è stata
un’esperienza traumatica, essa può
infatti, prima o poi, tornare a galla, ed in modi più o meno spiacevoli (ad
esempio nel caso dell’isteria). e che possono tornare consci solo con grande
sforzo e con tecniche apposite.
Il
preconscio comprende l’insieme dei
ricordi, rappresentazioni, desideri, che, pur essendo momentaneamente inconsci,
possono, con un piccolo sforzo, diventare consci.
Il
conscio si identifica con la nostra
attività diurna e consapevole, ed è una situazione alquanto fluida: non siamo mai,
infatti, perfettamente consapevoli di tutto quello che facciamo e che vediamo.
La psicoanalisi
Come
è possibile forzare la barriera creata dalla rimozione, accedere all’inconscio,
e curare ad esempio una nevrosi? Secondo Freud la soluzione è data dalla
psicoanalisi.
Essa
non usa l’ipnosi (anche se Freud in un primo tempo la usò) perché conoscere la
causa di un trauma non basta a riequilibrare le forze in conflitto. Non fa neppure
uso di elettroterapia o dei farmaci della medicina ufficiale.
Essa
è una “cura con le parole”, che analizza i sogni
e usa il metodo delle libere
associazioni. Questo metodo consiste nel mettere il paziente in uno stato
di rilassamento (da qui il famoso divano su cui ci si sdraia) in modo che egli
possa abbandonarsi al corso dei propri pensieri che vengono espressi ad alta
voce. Il paziente è invitato a dire tutto quello che gli passa per la testa,
senza nessuno scrupolo religioso, morale, sociale, e senza omettere nulla,
neppure quello che può sembrargli insignificante, ridicolo o sgradevole.
Accade
però che il fluire delle parole abbia a volte un blocco improvviso: è qui che
si avverte che c’è qualcosa che non va, che è stato probabilmente rimosso, cioè
tenuto lontano dalla coscienza per evitare le sofferenze del ricordo. Compito
dell’analisi è ricostruire ciò che non va e scoprirne le cause per poi
riequilibrare le forze psichiche in conflitto.
Con
questo metodo, il paziente non è più un destinatario passivo della terapia
(come nella medicina comune, dove si seguono i consigli del medico) ma diventa egli
stesso colui che si cura.
Freud
evidenzia l’importante ruolo dato dalla relazione affettiva che si instaura tra
il paziente e l’analista, ossia dal transfert
(trasferire sull’analista stati d’animo di amore e di odio). Grazie al
transfert, il nevrotico abbandona gradualmente le sue resistenze, ossia le
forze che gli impedivano di accedere ai conflitti psichici di cui non era
conscio ma che producevano la sua nevrosi.
Nevrosi e psicosi
Può essere utile chiarire la differenza tra nevrosi e psicosi.
Le nevrosi sono disturbi in cui il soggetto mantiene il contatto con la realtà: in altri termini, sa di avere qualcosa che non va ma non riesce a capire il perché e, a parte qualche disturbo, per il resto conduce una vita "normale". Si tratta in genere di ansietà, fobie, idee fisse, etc.
Le nevrosi sono disturbi in cui il soggetto mantiene il contatto con la realtà: in altri termini, sa di avere qualcosa che non va ma non riesce a capire il perché e, a parte qualche disturbo, per il resto conduce una vita "normale". Si tratta in genere di ansietà, fobie, idee fisse, etc.
Le
psicosi sono invece malattie molto più gravi, in cui vi è una alterazione
profonda della personalità e l’individuo non ha più coscienza della gravità del
suo male per cui ha perso il contatto con la realtà. Si tratta di quei fenomeni
psichiatrici come la schizofrenia o la depressione.
Il sogno
Il
sogno rappresenta per Freud “la via
regia” per conoscere l’inconscio. Durante il sonno, la censura è indebolita
e pertanto l’inconscio, con i suoi desideri rimossi, preme con maggiore
intensità. Il sogno fa realizzare i desideri inconsci e rende possibile lo
scaricarsi della tensione. In questo senso il sogno è definito da Freud come
l’appagamento di un desiderio.
Attenzione,
però: anche nel sogno, la censura non è scomparsa del tutto e dunque maschera
ed altera la realizzazione del desiderio. Perché lo fa? Lo fa, naturalmente,
per rendere sempre accettabile alla coscienza i contenuti rimossi.
Ogni
sogno ha così un contenuto manifesto (quello che viene ricordato al risveglio) ed
un contenuto latente cioè nascosto (il vero significato del sogno). Per
interpretare correttamente un sogno, Freud ha scoperto cinque regole :
- la condensazione (cioè la tendenza ad esprimere in un unico elemento più elementi collegati tra loro);
- lo spostamento (che consiste nel trasferimento da una rappresentazione ad un’altra);
- la drammatizzazione (alterazione di situazioni);
- la rappresentazione per opposto;
- la simbolizzazione, in cui un elemento sta al posto di un altro.
La metapsicologia
Tale
termine fu coniato da Freud nel 1915 per designare la dimensione più
propriamente teorica della nuova disciplina. La psicoanalisi non è più soltanto
una terapia per malattie nervose, ma una disciplina che serve a fornire una
nuova conoscenza dell’uomo in generale (non solo del “malato”, insomma).
Alla
base dei fenomeni psichici vi è il principio
del piacere: esso ha la funzione
di evitare il dispiacere e la sofferenza, appagando i desideri. Però esiste
anche il principio di realtà, che
cerca di soddisfare la psiche in base alle condizioni (spiacevoli, cioè
contrarie al piacere) che ci sono imposte dalla realtà. In altre parole, poiché
non possiamo avere tutto ciò che vogliamo, lo sostituiamo con altro. Freud
chiama tale meccanismo sublimazione.
Tale
dualismo verrà ulteriormente precisato in Al di là del principio del piacere
(1920), un saggio nel quale Freud, accanto alle pulsioni sessuali (che non sono
semplici istinti), chiamate Eros, riconosce l’esistenza di una pulsione di
morte, Thanatos, ossia di una tendenza distruttiva.
Egli
giunge a questa conclusione osservando i soggetti che ripetono ossessivamente operazioni
anche spiacevoli e dolorose che riflettono conflitti passati.
Quando
le pulsioni distruttive o di morte sono rivolte verso l'interno della persona,
esse tendono all’autodistruzione, quando sono rivolte verso l’esterno assumono
la forma di pulsioni di aggressione e di distruzione. Le pulsioni si presentano
spesso come ambivalenti, caratterizzate cioè dalla compresenza dei due principi
di vita e di morte; anche la sessualità sarebbe ambivalente, in quanto presenta
contemporaneamente amore e aggressività.
La seconda topica
Nell’opera
L’Io e l’Es del 1923, Freud individua tre componenti della psiche che non
chiama più conscio, preconscio e inconscio come aveva fatto nella prima topica,
ma Io, Es e Super Io. Come si vede dall'immagine, Io e Super Io sono parzialmente inconsci.
Stiamo
molto attenti: esse non corrispondono alle tre componenti della prima topica.
Freud riprende il termine Es, pronome neutro nella lingua tedesca, per indicare
il serbatoio dell’energia psichica, l’insieme inconscio delle pulsioni.
L’Es
è retto dal principio del piacere, mentre l’Io è retto dal principio di realtà
e deve mediare tra le richieste pressanti dell’Es e quelle altrettanto
pressanti del Super Io (che è in breve il nostro censore, la coscienza morale,
la quale si forma in seguito all’educazione e all’ambiente in cui si vive, e
nasce al termine del complesso edipico).
Il
Super Io fa le funzioni del giudice nei confronti dell’Io (nell’Io, la percezione
inconscia delle critiche del Super Io diventa “senso di colpa”). Insomma, dice
Freud, “spinto così dall’Es, stretto dal Super Io, respinto dalla realtà, l’Io
lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le
forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché
tanto spesso non ci è possibile reprimere l’esclamazione : la vita non è
facile!”.
La sessualità
Per
Freud la pulsione sessuale (detta libido) è la più importante, se non l’unica,
della psiche umana. Questa nozione ovviamente era già di per sé rivoluzionaria;
ma Freud aggiunse altro.
L’interpretazione
dei sogni dei pazienti spinse Freud a notare la presenza di desideri sessuali
risalenti all’infanzia. La scoperta della sessualità infantile fu una delle
cose più scioccanti della psicoanalisi. Fino ad allora si identificava la
sessualità con l’attività genitale dell’adulto. Freud invece la intende come la
ricerca del piacere corporeo e dunque, da questo punto di vista, è presente in
tutte le età della vita umana.
Freud
definisce il bambino “perverso polimorfo”: perverso perché cerca il piacere
senza badare al fine riproduttivo della sessualità (non ha dunque alcun valore
negativo); polimorfo perché ricerca il piacere attraverso i vari organi corporei.
Freud
distingue nello sviluppo della sessualità cinque fasi, ognuna delle quali è
caratterizzata dall’organo che vi è privilegiato nella ricerca del piacere
(fase orale, anale, fallica, latente, genitale)
Durante
la fase fallica nasce il complesso d’Edipo, che indica la normale crisi
emotiva, in genere a livello di fantasie inconsce, provocata dai desideri del
maschietto verso la madre e la gelosia nei confronti del padre; analogamente
succede nella bambina.
La religione
Freud
ha affrontato la tematica religiosa in diverse opere (Totem e tabù, L’uomo Mosè
e la religione monoteistica). Ne L’avvenire di una illusione (1927), egli
critica la religione definendola appunto una illusione, perché è un appagamento
illusorio dei desideri più antichi dell’umanità (la felicità, l’immortalità, la
giustizia, l’amore).
La
stessa figura di Dio, visto come un Padre sia amato che temuto, non sarebbe
altro, per Freud, che la proiezione dei rapporti che l’uomo ha col suo padre
terreno.
Comunque,
Freud non intende dire che la religione sia necessariamente falsa, ma afferma
che contiene in sé elementi di illusione, che la rendono indimostrabile. Egli
auspica comunque che l’umanità futura possa vivere senza religione visto che
essa, secondo Freud, ha fallito il suo compito, cioè non è riuscita a rendere
felice la maggior parte degli uomini e gli uomini non sono cambiati. L’abbandono
della religione per Freud segnerà il passo verso una maggiore maturità
spirituale dell’umanità.
Il disagio della
civiltà
In
un saggio del 1929, Il disagio della civiltà, Freud ritiene che la civiltà sia
una tappa necessaria dell’umanità, ma che comporta un certo grado di
infelicità. Essa infatti obbliga l’uomo ad inibire molti desideri e pulsioni, a
meno che non le possa deviare verso delle mete socialmente e moralmente accettabili
(ecco ancora la sublimazione).
Perché
una società reprime la libido? Perché da un lato deve neutralizzare una forza individualistica
e amorale, minacciando la convivenza civile (ecco il perché del tabù
dell’incesto); e perché dall’altro la società non può fare a meno delle forze e
dell’energia dei suoi membri e dunque deve obbligare ciascuno di essi ad
investire l’energia della libido in prestazioni di tipo socialmente accettabile
(ecco il perché di regole e divieti sessuali in tutte le società).
Però,
visto che è impensabile il dominio assoluto del Super Io sull’Es, allora un
certo grado di disagio, di infelicità, di sofferenza, di nevrosi è
inevitabilmente connesso con la civiltà stessa. L’uomo non può sopravvivere
senza civiltà, ma nella civiltà non può mai vivere del tutto felice.