domenica 26 maggio 2013

Freud e la psicoanalisi



Cenni biografici
Sigmund Freud nacque in Moravia, sotto l’impero absburgico, nel 1856, da una famiglia di ebrei commercianti che, in seguito, si stabilì a Vienna. Laureatosi in medicina, ottenne una borsa di studio e andò a Parigi, alla scuola di neuropatologia della Salpetrière, diretta da Charcot. Si sposò ed ebbe sei figli (la più famosa tra loro fu Anna Freud, che continuò le ricerche del padre). L’amico Breuer gli affidò una sua paziente, Anna O., con cui Freud inaugurò il suo nuovo metodo: era nata la psicoanalisi.
Nel 1899 Freud pubblicò L’interpretazione dei sogni, opera fondamentale, trovando all’inizio moltissimi critici. Alcuni anni più tardi vi fu il primo Congresso della Società Psicoanalitica Internazionale, che vide presenti, tra gli altri, Jung (il quale si staccherà poi da Freud).
Freud dovette subire, però, la persecuzione nazista. Nel 1933 a Berlino i nazisti bruciarono, nel rogo dei libri, anche le opere dell’ebreo Freud. Nel 1938 Freud fu costretto ad andarsene e si trasferì a Londra. Morì l’anno dopo, poco dopo l’inizio della seconda guerra mondiale.

La cura delle nevrosi
Alla fine dell’Ottocento, la medicina ufficiale spiegava le sofferenze mentali come conseguenze organiche di lesioni o di disfunzioni del cervello. Inoltre la sfera della psiche era identificata con quella della coscienza, capace di esercitare un dominio totale sugli istinti e sulle azioni.
Freud scopre invece che la causa delle nevrosi è psicogena: significa che essa non deriva da disturbi organici, ma da un conflitto tra forze inconsce. La scoperta dell’inconscio segna l’atto di nascita della psicoanalisi.

La prima topica
Per spiegare i fenomeni psichici bisogna tenere conto:
  • della distinzione tra un livello conscio ed un livello inconscio
  • dell’azione causale dell’inconscio sul conscio.
Da ciò deriva che i moventi del comportamento umano hanno la loro collocazione, più che nella coscienza, nelle profondità dell’inconscio (raffigurato dall’immagine dell’iceberg: la parte sommersa, la più grande, è appunto l’inconscio; la parte che emerge, più piccola, è il conscio; le onde che toccano la superficie sono il preconscio). La psiche è dunque una realtà divisa da Freud in un primo tempo in tre zone. Questa distinzione rappresenta la “prima topica” descritta nel cap. VII della Interpretazione dei sogni.
Le tre zone sono il conscio, il preconscio e l’inconscio.
L’inconscio è una forza attiva, che opera con una sua logica, diversa dalla logica della vita cosciente (basata, ad esempio, sul principio di causalità, di non contraddizione, sulle sequenze temporali). Esso comprende gli elementi psichici che sono mantenuti inconsci da una forza precisa, la rimozione (è quel meccanismo che rimuove, cioè allontana, dalla coscienza le nostre esperienze e i nostri pensieri, soprattutto se sono spiacevoli ed inaccettabili; è dunque in pratica un meccanismo di difesa), Allontanare dalla coscienza non vuol dire però annullare del tutto il ricordo delle esperienze traumatiche, ed è qui che possono sorgere problemi; se vi è stata un’esperienza traumatica, essa può infatti, prima o poi, tornare a galla, ed in modi più o meno spiacevoli (ad esempio nel caso dell’isteria). e che possono tornare consci solo con grande sforzo e con tecniche apposite.
Il preconscio comprende l’insieme dei ricordi, rappresentazioni, desideri, che, pur essendo momentaneamente inconsci, possono, con un piccolo sforzo, diventare consci.
Il conscio si identifica con la nostra attività diurna e consapevole, ed è una situazione alquanto fluida: non siamo mai, infatti, perfettamente consapevoli di tutto quello che facciamo e che vediamo.
conscio e inconscio

La psicoanalisi
Come è possibile forzare la barriera creata dalla rimozione, accedere all’inconscio, e curare ad esempio una nevrosi? Secondo Freud la soluzione è data dalla psicoanalisi.
Essa non usa l’ipnosi (anche se Freud in un primo tempo la usò) perché conoscere la causa di un trauma non basta a riequilibrare le forze in conflitto. Non fa neppure uso di elettroterapia o dei farmaci della medicina ufficiale.
Essa è una “cura con le parole”, che analizza i sogni e usa il metodo delle libere associazioni. Questo metodo consiste nel mettere il paziente in uno stato di rilassamento (da qui il famoso divano su cui ci si sdraia) in modo che egli possa abbandonarsi al corso dei propri pensieri che vengono espressi ad alta voce. Il paziente è invitato a dire tutto quello che gli passa per la testa, senza nessuno scrupolo religioso, morale, sociale, e senza omettere nulla, neppure quello che può sembrargli insignificante, ridicolo o sgradevole.
Accade però che il fluire delle parole abbia a volte un blocco improvviso: è qui che si avverte che c’è qualcosa che non va, che è stato probabilmente rimosso, cioè tenuto lontano dalla coscienza per evitare le sofferenze del ricordo. Compito dell’analisi è ricostruire ciò che non va e scoprirne le cause per poi riequilibrare le forze psichiche in conflitto.
Con questo metodo, il paziente non è più un destinatario passivo della terapia (come nella medicina comune, dove si seguono i consigli del medico) ma diventa egli stesso colui che si cura.
Freud evidenzia l’importante ruolo dato dalla relazione affettiva che si instaura tra il paziente e l’analista, ossia dal transfert (trasferire sull’analista stati d’animo di amore e di odio). Grazie al transfert, il nevrotico abbandona gradualmente le sue resistenze, ossia le forze che gli impedivano di accedere ai conflitti psichici di cui non era conscio ma che producevano la sua nevrosi.

Nevrosi e psicosi
Può essere utile chiarire la differenza tra nevrosi e psicosi.
Le nevrosi sono disturbi in cui il soggetto mantiene il contatto con la realtà: in altri termini, sa di avere qualcosa che non va ma non riesce a capire il perché e, a parte qualche disturbo, per il resto conduce una vita "normale". Si tratta in genere di ansietà, fobie, idee fisse, etc.
Le psicosi sono invece malattie molto più gravi, in cui vi è una alterazione profonda della personalità e l’individuo non ha più coscienza della gravità del suo male per cui ha perso il contatto con la realtà. Si tratta di quei fenomeni psichiatrici come la schizofrenia o la depressione.

Il sogno
Il sogno rappresenta per Freud “la via regia” per conoscere l’inconscio. Durante il sonno, la censura è indebolita e pertanto l’inconscio, con i suoi desideri rimossi, preme con maggiore intensità. Il sogno fa realizzare i desideri inconsci e rende possibile lo scaricarsi della tensione. In questo senso il sogno è definito da Freud come l’appagamento di un desiderio.
Attenzione, però: anche nel sogno, la censura non è scomparsa del tutto e dunque maschera ed altera la realizzazione del desiderio. Perché lo fa? Lo fa, naturalmente, per rendere sempre accettabile alla coscienza i contenuti rimossi.
Ogni sogno ha così un contenuto manifesto (quello che viene ricordato al risveglio) ed un contenuto latente cioè nascosto (il vero significato del sogno). Per interpretare correttamente un sogno, Freud ha scoperto cinque regole :

  • la condensazione (cioè la tendenza ad esprimere in un unico elemento più elementi collegati tra loro);
  • lo spostamento (che consiste nel trasferimento da una rappresentazione ad un’altra);
  • la drammatizzazione (alterazione di situazioni);
  • la rappresentazione per opposto;
  • la simbolizzazione, in cui un elemento sta al posto di un altro.

La metapsicologia
Tale termine fu coniato da Freud nel 1915 per designare la dimensione più propriamente teorica della nuova disciplina. La psicoanalisi non è più soltanto una terapia per malattie nervose, ma una disciplina che serve a fornire una nuova conoscenza dell’uomo in generale (non solo del “malato”, insomma).
Alla base dei fenomeni psichici vi è il principio del piacere: esso ha la funzione di evitare il dispiacere e la sofferenza, appagando i desideri. Però esiste anche il principio di realtà, che cerca di soddisfare la psiche in base alle condizioni (spiacevoli, cioè contrarie al piacere) che ci sono imposte dalla realtà. In altre parole, poiché non possiamo avere tutto ciò che vogliamo, lo sostituiamo con altro. Freud chiama tale meccanismo sublimazione.
Tale dualismo verrà ulteriormente precisato in Al di là del principio del piacere (1920), un saggio nel quale Freud, accanto alle pulsioni sessuali (che non sono semplici istinti), chiamate Eros, riconosce l’esistenza di una pulsione di morte, Thanatos, ossia di una tendenza distruttiva.
Egli giunge a questa conclusione osservando i soggetti che ripetono ossessivamente operazioni anche spiacevoli e dolorose che riflettono conflitti passati.
Quando le pulsioni distruttive o di morte sono rivolte verso l'interno della persona, esse tendono all’autodistruzione, quando sono rivolte verso l’esterno assumono la forma di pulsioni di aggressione e di distruzione. Le pulsioni si presentano spesso come ambivalenti, caratterizzate cioè dalla compresenza dei due principi di vita e di morte; anche la sessualità sarebbe ambivalente, in quanto presenta contemporaneamente amore e aggressività.

La seconda topica
Nell’opera L’Io e l’Es del 1923, Freud individua tre componenti della psiche che non chiama più conscio, preconscio e inconscio come aveva fatto nella prima topica, ma Io, Es e Super Io. Come si vede dall'immagine, Io e Super Io sono parzialmente inconsci.
Stiamo molto attenti: esse non corrispondono alle tre componenti della prima topica. Freud riprende il termine Es, pronome neutro nella lingua tedesca, per indicare il serbatoio dell’energia psichica, l’insieme inconscio delle pulsioni.
L’Es è retto dal principio del piacere, mentre l’Io è retto dal principio di realtà e deve mediare tra le richieste pressanti dell’Es e quelle altrettanto pressanti del Super Io (che è in breve il nostro censore, la coscienza morale, la quale si forma in seguito all’educazione e all’ambiente in cui si vive, e nasce al termine del complesso edipico).
Il Super Io fa le funzioni del giudice nei confronti dell’Io (nell’Io, la percezione inconscia delle critiche del Super Io diventa “senso di colpa”). Insomma, dice Freud, “spinto così dall’Es, stretto dal Super Io, respinto dalla realtà, l’Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l’esclamazione : la vita non è facile!”.

La sessualità
Per Freud la pulsione sessuale (detta libido) è la più importante, se non l’unica, della psiche umana. Questa nozione ovviamente era già di per sé rivoluzionaria; ma Freud aggiunse altro.
L’interpretazione dei sogni dei pazienti spinse Freud a notare la presenza di desideri sessuali risalenti all’infanzia. La scoperta della sessualità infantile fu una delle cose più scioccanti della psicoanalisi. Fino ad allora si identificava la sessualità con l’attività genitale dell’adulto. Freud invece la intende come la ricerca del piacere corporeo e dunque, da questo punto di vista, è presente in tutte le età della vita umana.
Freud definisce il bambino “perverso polimorfo”: perverso perché cerca il piacere senza badare al fine riproduttivo della sessualità (non ha dunque alcun valore negativo); polimorfo perché ricerca il piacere attraverso i vari organi corporei.
Freud distingue nello sviluppo della sessualità cinque fasi, ognuna delle quali è caratterizzata dall’organo che vi è privilegiato nella ricerca del piacere (fase orale, anale, fallica, latente, genitale)
Durante la fase fallica nasce il complesso d’Edipo, che indica la normale crisi emotiva, in genere a livello di fantasie inconsce, provocata dai desideri del maschietto verso la madre e la gelosia nei confronti del padre; analogamente succede nella bambina.

La religione
Freud ha affrontato la tematica religiosa in diverse opere (Totem e tabù, L’uomo Mosè e la religione monoteistica). Ne L’avvenire di una illusione (1927), egli critica la religione definendola appunto una illusione, perché è un appagamento illusorio dei desideri più antichi dell’umanità (la felicità, l’immortalità, la giustizia, l’amore).
La stessa figura di Dio, visto come un Padre sia amato che temuto, non sarebbe altro, per Freud, che la proiezione dei rapporti che l’uomo ha col suo padre terreno.
Comunque, Freud non intende dire che la religione sia necessariamente falsa, ma afferma che contiene in sé elementi di illusione, che la rendono indimostrabile. Egli auspica comunque che l’umanità futura possa vivere senza religione visto che essa, secondo Freud, ha fallito il suo compito, cioè non è riuscita a rendere felice la maggior parte degli uomini e gli uomini non sono cambiati. L’abbandono della religione per Freud segnerà il passo verso una maggiore maturità spirituale dell’umanità.

Il disagio della civiltà
In un saggio del 1929, Il disagio della civiltà, Freud ritiene che la civiltà sia una tappa necessaria dell’umanità, ma che comporta un certo grado di infelicità. Essa infatti obbliga l’uomo ad inibire molti desideri e pulsioni, a meno che non le possa deviare verso delle mete socialmente e moralmente accettabili (ecco ancora la sublimazione).
Perché una società reprime la libido? Perché da un lato deve neutralizzare una forza individualistica e amorale, minacciando la convivenza civile (ecco il perché del tabù dell’incesto); e perché dall’altro la società non può fare a meno delle forze e dell’energia dei suoi membri e dunque deve obbligare ciascuno di essi ad investire l’energia della libido in prestazioni di tipo socialmente accettabile (ecco il perché di regole e divieti sessuali in tutte le società).
Però, visto che è impensabile il dominio assoluto del Super Io sull’Es, allora un certo grado di disagio, di infelicità, di sofferenza, di nevrosi è inevitabilmente connesso con la civiltà stessa. L’uomo non può sopravvivere senza civiltà, ma nella civiltà non può mai vivere del tutto felice. 

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