giovedì 6 giugno 2013

La prima guerra mondiale (prima parte)


Le cause 
L’evento che determina lo scoppio della prima guerra mondiale è l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, il 28 giugno 1914 a Sarajevo per mano di uno studente serbo.
Tuttavia, allo scoppio del conflitto e alla sua successiva estensione su scala mondiale concorre una serie di tensioni preesistenti:
  1. Il giovane impero tedesco ha imboccato la strada di una rapida industrializzazione, cosa che preoccupa molto l’Inghilterra, la quale teme una rottura degli equilibri esistenti tra i paesi europei e la perdita della sua supremazia navale.
  2. I francesi non hanno ancora accettato la sconfitta inflitta loro dalla Germania nel 1870 (guerra franco-prussiana) e sono molti coloro che chiedono la restituzione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena.
  3.  I rapporti tra impero austro-ungarico e Russia sono molto tesi per i continui scontri dei rispettivi interessi nei Balcani. 
  4. In molti paesi europei la popolazione è animata da sentimenti nazionalisti o dall’aspirazione all’indipendenza.


Lo scoppio della guerra
Dopo l’assassinio di Francesco Ferdinando, l’Austria reagisce inviando un duro ultimatum che la Serbia, forte del sostegno della Russia, accetta solo in parte; come conseguenza, il 28 luglio 1914 l’Austria dichiara guerra alla Serbia e immediatamente il governo russo decide di intervenire.
La Germania interpreta l’intervento russo come una minaccia e, in nome della Triplice Alleanza stipulata nel 1882 con Austria e Italia, invia alla Russia un ultimatum, seguito dalla dichiarazione di guerra.
La Francia, legata alla Russia e all’Inghilterra nella Triplice Intesa, mobilita le sue forze armate; subito dopo la Germania invia l’ultimatum e poi la dichiarazione di guerra alla Francia.
La tattica tedesca prevede di invadere la Francia passando attraverso il Belgio, nonostante la sua neutralità, per poi dirigere il grosso delle truppe contro la Russia. Dopo che la Germania ha invaso il Belgio, la Gran Bretagna scende in campo contro gli imperi centrali.

La guerra di trincea
Gli eserciti scesi in campo nella «grande guerra» non hanno precedenti per dimensioni, ma all’inizio le strategie sono ancora legate al secolo passato e puntano sulla guerra di movimento (che prevede uno spostamento rapido di un gran numero di uomini in preparazione a pochi scontri risolutivi).
Agli inizi dello scontro bellico, i tedeschi pensano di poter conquistare facilmente il territorio francese, ma, lungo il corso della Marna, vengono bloccati dalle truppe francesi; non si tratta di una guerra breve, bensì di una guerra di logoramento. Comincia la cosiddetta guerra di posizione (che vede due schieramenti nemici fissi sulle loro posizioni). A quel punto, la vera protagonista del conflitto diviene la trincea (un fossato scavato nel terreno): la vita monotona ma dura che vi si svolge è interrotta solo saltuariamente da grandi e sanguinose offensive, prive di reali risultati. La guerra di trincea stanca i soldati, il cui stato d’animo di apatia e rassegnazione sfocia spesso in forme di insubordinazione e autolesionismo. Ad esempio, molti giovani si procurano volontariamente ferite e mutilazioni per essere dispensati dal servizio al fronte.
In soli quattro mesi di combattimenti, la guerra di logoramento provoca ben 4.000 morti. Infatti, il primo conflitto mondiale si caratterizza pure per l’uso sistematico di nuovi ritrovati tecnologici: artiglieria pesante, fucili a ripetizione, mitragliatrici. Vengono utilizzate anche armi chimiche (gas) lanciate nelle trincee, dove provocano orribili stragi. Inoltre, si sviluppano settori innovativi come l’industria automobilistica, la radiofonia e l’aeronautica; quest’ultima, però, dà un minimo apporto ai combattimenti. Poco rilevante è anche il ricorso al carro armato, che, privo di cingoli, costituisce ancora un mezzo rudimentale; al contrario, si rivela importantissimo il sottomarino, impiegato soprattutto dai tedeschi.


Le fasi del conflitto
Fronte orientale. Nel corso del primo anno di guerra, le truppe tedesche attaccano i russi sconfiggendoli nelle battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri. Nonostante l’offensiva russa, sono i tedeschi che continuano ad ottenere qualche successo: prima contro i russi, che devono abbandonare la Polonia, poi contro la Serbia, che viene attaccata, invasa e conquistata.
Nel corso del 1916 i russi recuperano parte dei territori persi l’anno precedente, il che induce i rumeni a intervenire a fianco dell’Intesa, ma la Romania viene a sua volta conquistata dai Tedeschi.
Nel 1917 la situazione cambia. La rivoluzione bolscevica in Russia porta alla disgregazione dell’esercito e spinge il governo di Lenin a chiedere una pace «senza annessioni e senza indennità». La Pace di Brest-Litovsk, comporta per la Russia gravi perdite territoriali tra la Finlandia e l’Ucraina, ma Lenin riesce a salvare il nuovo Stato socialista.

Fronte occidentale. Nell’estate del 1914 i tedeschi invadono la Francia passando attraverso il Belgio e si attestano lungo il corso della Marna, a pochi chilometri da Parigi. Le truppe francesi riescono però a respingerli e a farli arretrare. Gli eserciti contrapposti restano pressoché immobili per tutto il corso del 1915. All’inizio del 1916 i tedeschi cercano di attaccare la piazzaforte di Verdun; l’attacco dura quattro mesi e si risolve in una carneficina che non giova a nessuno dei due schieramenti, i quali, nei primi mesi del 1918, sono ancora in una situazione di equilibrio. In primavera però i tedeschi avanzano e nel mese di giugno sono nuovamente sulla Marna. L’Inghilterra invia truppe in aiuto degli alleati francesi, che in agosto, ad Amiens, infliggono ai tedeschi l’unica vera sconfitta da essi subìta sul fronte occidentale. È allora che l’alto comando germanico capisce di aver perso la guerra.

L’intervento americano. Nel maggio del 1915 un sottomarino tedesco affonda il transatlantico inglese Lusitania con a bordo 1.000 passeggeri, tra cui 140 americani, inducendo gli USA a protestare tanto energicamente da convincere la Germania a sospendere la guerra sottomarina indiscriminata. Nel 1917, però, quando i sommergibili tedeschi riprendono i loro attacchi, gli USA decidono di entrare in guerra e, pur non disponendo di un esercito pari a quello degli alleati, il loro apporto si rivela comunque decisivo per le sorti del conflitto in virtù del grosso aiuto economico che sono in grado di offrire.

Dopo la «rivoluzione di ottobre» in Russia, gli Stati dell’Intesa acuiscono il carattere ideologico della guerra, la quale assume i toni di una difesa della libertà dei popoli contro i disegni egemonici degli imperi centrali. Fautore di tale interpretazione è il presidente statunitense Wilson che precisa la sua politica in un programma di pace redatto in 14 punti, in cui propone l’istituzione di un organismo internazionale, con lo scopo di assicurare il nuovo assetto che auspica per l’Europa: la Società delle Nazioni.

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