martedì 28 maggio 2019

Sopra il cielo di Hiroshima

Sopra il cielo di Hiroshima volano migliaia di piccole gru di carta. Si danno appuntamento ogni 6 agosto: compiono alcuni cerchi nel cielo e planano sulla città, posandosi su un monumento dedicato a una bambina. Ricordano il 6 di agosto di 65 anni fa, il momento in cui Hiroshima fu illuminata da un gran sole. Un sole che portò la notte per 100mila persone. Sadako Sasaki aveva due anni quando fu proiettata fuori dalla sua stanza, a 1,7 chilometri esatti dal punto in cui 'Little Boy', il ragazzino, lasciò intorno a sé l'inferno. Apparentemente, la figlia del barbiere di Kusunoki-cho, il quartiere dove i Sasaki vivevano, non riportò nemmeno un graffio. La madre, accecata dallo scoppio, l'aveva raccolta, stretta tra le braccia, attraversato il parco di Oshiba con il cuore in gola, corso accanto alla fabbrica di legno, accanto a dove pensava ci fosse ancora la fabbrica di legno, e indugiato stupefatta sul ponte Misasa, dove l'aveva colta la 'pioggia nera', l'anima di cenere della bomba che ricadeva a terra, ammantando quanto le fiamme dell'atomo avevano risparmiato. Finalmente in salvo.

La guerra finì. La resa incondizionata che l'imperatore Hirohito firmò il 2 settembre 1946 costò al Giappone centinaia di migliaia di vite: il pedaggio estorto dagli Usa in rappresaglia per Pearl Harbor e per la scellerata alleanza con Germania e Italia. Il padre di Sadako ricostruì il negozio nel 1947 e a
poco a poco la vita tornò alla normalità. La vita tornò, a Hiroshima, e Sadako crebbe, esile ma vigorosa, centotrentacinque centimetri per 27 chili, una tre le più agili del suo corso, alle elementari di Nabori-cho. A 11 anni era la più veloce di tutte, sulla pista d'erba della scuola: 50 metri in 7,5 secondi. Non perdeva mai una gara. Neanche quando, nell'autunno del '54, arrivò stranamente sfinita e pallida al termine della corsa. Esausta come mai si era sentita prima. Era 'Little Boy', il ragazzino cattivo che 9 anni prima l'aveva scagliata fuori dalla finestra. Era tornato. Furtivo e subdolo, aveva atteso che Sadako crescesse, che cominciasse a vincere le corse sulla pista d'erba, a giocare con le compagne, a sognare sussurrando all'orecchio di Chizuko, la sua migliore amica, il nome del bambino in fondo alla classe, quello che le piaceva. Ma 'Little Boy' la voleva per sé.

Nel novembre del 1954, un fastidioso gonfiore sul collo costrinse Sadako a letto per alcuni giorni. A Capodanno il gonfiore si era esteso alla faccia, e piccole macchie color porpora erano comparse sulla gamba sinistra della bambina. Il 18 febbraio del '55 la diagnosi: leucemia. Il 21 il ricovero all'ospedale della Croce Rossa, con appena un anno di vita da vivere, prima che i globuli bianchi proliferassero impazziti nel suo sangue, portandole via l'ossigeno.
Fu Chizuko a regalarle l'origami: una piccola gru di carta nella quale erano racchiuse una leggenda e una speranza. La leggenda era che chiunque avesse costruito mille gru di carta, avrebbe compiaciuto a tal punto gli dei da poter esprimere qualsiasi desiderio. La speranza era di arrivare a costruirli, tutti quegli origami.

La storia di Sadako termina la mattina del 25 ottobre 1955. C'è chi dice che le sue mani si fermarono dopo 644 origami. Per altri, il numero di mille fu abbondantemente superato.
Oggi, Sadako è su un piedistallo di granito nel Parco della pace di Hiroshima, con le mani tese a sorreggere una gru di carta. La statua fu costruita nel 1958. Nacque da un'idea dei compagni di classe di Sadako e fu eretta anche grazie alle donazioni degli studenti di tutto il Giappone.

Alla sua base, un'iscrizione recita: "Questo è il nostro grido. Questa è la nostra preghiera. Pace nel mondo". Ogni anno, i bambini di tutto il mondo costruiscono origami per Sadako, divenuta un simbolo universale di pace e speranza. Ogni anno, sopra il cielo di Hiroshima, volano migliaia e migliaia di piccole gru di carta.



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