martedì 28 maggio 2019

Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki




L’attacco atomico alla città giapponese di Hiroshima, insieme a quello su Nagasaki, avvenuto qualche giorno dopo, è un episodio che ha segnato profondamente la storia. L’ordigno, lanciato dall’Aeronautica militare americana alle 8.16 del 6 agosto 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale, ha causato la morte di circa duecentomila persone, per lo più civili. Le implicazioni etiche di tale grave episodio sono state tante, perché per la prima volta, durante un conflitto bellico, si è utilizzata un’arma di distruzione di massa come la bomba atomica.


Hiroshima: lo scoppio della bomba atomica

Secondo il punto di vista degli Americani i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki erano stati previsti per accorciare i tempi della Seconda Guerra mondiale, risparmiare parecchie vite tra i militari e i civili ed evitare l’invasione da parte del Giappone. L’opinione pubblica giapponese, invece, è di un altro avviso: si tratta di un vergognoso crimine di guerra messo in atto per portare alla resa il Giappone. Resta il fatto che un simile episodio non si è mai più replicato durante i conflitti bellici.

Gli Stati Uniti avevano testato la bomba atomica nel corso di un progetto scientifico-militare denominato “Manhattan”: una bomba di prova fu esplosa nel Nuovo Messico il 16 luglio 1945. Gli episodi di Hiroshima e Nagasaki si ricordano per le modalità e l’arma utilizzate, ma gli Alleati erano soliti colpire gli avversari con bombardamenti che causavano tantissime perdite umane (è noto in Germania il bombardamento di Dresda, mentre in Italia furono pesantemente colpite città come Catania, Napoli, Bari, Messina e Foggia).

Nell’estate del 1945 ad essere distrutte furono le due città di Tokyo e Kobe. Gli Stati Uniti decisero di non “sprecare” la bomba atomica contro un arsenale militare, ma di puntare ai centri abitati per sfruttare gli effetti psicologici che l’episodio avrebbe avuto sulla popolazione ed il governo giapponese.

Per questo fu scelta Hiroshima, che a quell’epoca era un centro strategico dal punto di vista militare, ma anche un polo industriale molto produttivo. Gli Alleati scelsero questa città come obiettivo perché nei dintorni non vi erano campi di prigionieri di guerra. Al momento dello scoppio della bomba atomica, avvenuta il 6 agosto, pare che ad Hiroshima ci fossero circa 255 mila abitanti, anche se questa stima risulta alquanto approssimativa.

Il dopo-bombardamento

L’avvicinamento dei velivoli americani nello spazio aereo giapponese fu subito rilevato dai radar, ma poco prima del lancio della bomba l’allarme fu ridimensionato perché gli aerei non erano bombardieri, quindi potevano essere facilmente tenuti sotto controllo. L’esplosione della bomba atomica avvenne a 580 metri dal suolo, e lo scoppio violentissimo provocò la morte di circa ottantamila persone. Il 90% della città fu rasa al suolo, e le fiamme divorarono in pochissimo tempo la maggior parte degli edifici presenti.


Una foto di Hiroshima rasa al suolo dalla bomba atomica

Dal quartiere generale di Tokyo non si resero subito conto dell’accaduto: la linea telegrafica centrale era saltata e non vi era possibilità di raggiungere Hiroshima in alcun modo. Un ufficiale di volo fu mandato ad effettuare un sopralluogo e riferire cosa fosse successo. A circa 160 km dalla città l’ufficiale ed il suo copilota notarono con stupore i resti che la bomba atomica aveva lasciato.

Dopo aver informato Tokyo, furono organizzati subito i soccorsi. Le persone sopravvissute (circa il 20% della popolazione) morirono successivamente per avvelenamento a causa delle radiazioni e per le necrosi sopraggiunte. Il presidente americano Harry Truman si aspettava che il Giappone si arrendesse alle loro condizioni, e per fare piegare i giapponesi organizzò una campagna di avvertimento in tutta la nazione tramite volantini ed appelli radio.



Nagasaki, 9 agosto 1945: il fungo atomico

Dopo che l’Unione Sovietica dichiarò guerra al Giappone, l’America pianificò il secondo attacco, che venne attuato il 9 agosto 1945 contro la città di Nagasaki. I due gravissimi episodi, verificatisi a breve distanza l’uno dall’altro, piegarono il Giappone alla resa, che avvenne il 15 agosto 1945: la Seconda Guerra Mondiale era ormai terminata.

Perché la bomba atomica?

Il dibattito sull’utilizzo della bomba atomica durante il conflitto bellico vide schierati da una parte i sostenitori, dall’altra gli oppositori. Secondo il punto di vista di alcuni studiosi, se la bomba atomica doveva essere un “avvertimento” le stragi di Hiroshima e Nagasaki potevano essere evitate scegliendo di lanciarla in una zona non abitata. Alcuni storici considerano gli episodi di Hiroshima e Nagasaki come veri e propri atti di terrorismo di stato.


 La città di Nagasaki prima e dopo la bomba atomica

Alcuni invece ritengono che l’uso della bomba atomica sia stato inutile, visto che i Giapponesi nella realtà erano già stati sconfitti. Per altri commentatori la bomba atomica che ha colpito le due città giapponesi era un chiaro monito anche per l’Unione Sovietica. Insomma, a quanto pare ci sono anche elementi di strategia militare che hanno determinato la scelta di un'arma di distruzione di massa, ma comunque la si guardi la storia la ricorderà come una scelta deprecabile.

Ed un gran sole si accese in cielo

Il brano che segue è tratto dal famoso romanzo “Il gran sole di Hiroshima” di Karl Bruckner.
È il 6 agosto 1945 e nel cielo di Hiroshima appare una luce accecante, intensa come un nuovo sole. È l’esplosione della prima bomba atomica, la cui potenza distrusse l’intera città, provocando oltre 150 000 fra morti e feriti. L’ordigno sconvolse anche le vite di chi miracolosamente scampò al disastro arrecando, negli anni successivi, conseguenze pesanti alla salute, a causa delle radiazioni.

Il colonnello Tibbets, comandante del B29 “Enola Gay1”, guidò l’apparecchio a 8000 metri d’altezza, verso il centro della città di Hiroshima2. Nello spazio riservato al carico, l’armiere, maggiore Farabee, mise in funzione il meccanismo di sganciamento della bomba. Poi mirò il bersaglio.
La bomba cadde.
Con un miagolio infernale il mostro precipitò giù.
Gli uomini dell’equipaggio dell’“Enola Gay” inforcarono subito, secondo gli ordini ricevuti, neri occhiali protettivi davanti ai vetri della maschera per l’ossigeno. Nessuno di loro sapeva a quale scopo dovevano servire questi occhiali. Nessuno di loro sapeva che cosa sarebbe accaduto il minuto successivo. Essi eseguivano soltanto un ordine preciso.
E aspettarono, con le membra così irrigidite da parere insensibili.
Tendevano l’orecchio, credevano di sentire l’urlo della bomba che precipitava. Ma era soltanto il pulsare del loro stesso sangue.
E tutti guardavano fissi nel vuoto, senza vedere, con i volti impietriti dal presentimento di una catastrofe mai vista ancora sulla faccia della Terra.
Per quanto forte battesse il polso del colonnello Tibbets, il suo orologio seguitava indisturbato a scandire il tempo con le sue rotelline; un secondo dietro l’altro si trasformavano in passato.
Le lancette segnavano le otto, quattordici minuti e trentacinque secondi.
Alla bomba era attaccato un paracadute che, per mezzo di un apparecchio appositamente studiato, si aprì com’era previsto.
La bomba oscillò, sempre scendendo verso terra, appesa al paracadute. Le lancette dell’orologio segnarono le otto, quattordici minuti e cinquanta secondi.
La bomba si trovava a 600 metri dal suolo.
Alle otto e quindici minuti era scesa di altri 100 metri, quando altri apparecchi inventati dagli scienziati fecero scattare l’accensione all’interno della bomba: neutroni provocarono la disintegrazione di alcuni atomi di un metallo pesante, l’uranio 235. E questa disintegrazione si ripeté in una reazione a catena di sbalorditiva velocità.
In un milionesimo di secondo, un nuovo sole si accese nel cielo, in un bagliore bianco, abbagliante.
Fu cento volte più incandescente del sole nel firmamento.
E questa palla di fuoco irradiò3 milioni di gradi di calore contro la città di Hiroshima.
In questo secondo, 86.000 persone arsero vive.
In questo secondo, 72.000 persone subirono gravi ferite.
In questo secondo, 6.820 case furono stritolate e scagliate in aria dal risucchio di un vuoto d’aria, per chilometri d’altezza nel cielo, sotto forma di una colossale nube di polvere.
In questo secondo, crollarono 3.750 edifici, le cui macerie si incendiarono.
In questo solo secondo, raggi mortali di neutroni e raggi gamma bombardarono il luogo dell’esplosione per un raggio di un chilometro e mezzo.
In questo secondo, l’uomo, che Dio aveva creato a propria immagine e somiglianza, aveva compiuto, con l’aiuto della scienza, il primo tentativo di annientare se stesso.
Il tentativo era riuscito.
(Adattato da K. Bruckner, Il gran sole di Hiroshima, Giunti, Firenze, 2004)

1. B29 “Enola Gay”: nome del bombardiere che sganciò su Hiroshima la prima bomba atomica. Enola Gay è il nome della madre del pilota Tibbets.
2. Hiroshima: città del Giappone situata nella parte più occidentale dell’isola di Honshu. A pochi chilometri di distanza c’è Nagasaki, la città su cui fu sganciata la seconda bomba atomica.

3. irradiò: sprigionò.

Prova a rispondere alle suguenti domande:

1. Chi è il colonnello Tibbets?
a. Il comandante del B29 “Enola Gay”.
b. Il copilota del B29 “Enola Gay”.
c. Il comandante delle Forze armate americane.

2. Chi mette in funzione il meccanismo di sganciamento della bomba?
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3. Subito dopo aver sganciato la bomba, che cosa indossa l’equipaggio dell’aereo?
a. Occhiali da vista.
b. Occhiali neri protettivi.
c. Occhiali da sole.

4. A che ora la bomba atomica si trova a 600 metri da terra?
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5. La bomba scende lentamente verso terra. Per quale motivo?
a. È molto leggera.
b. È avvolta in un cellophane nero.
c. È appesa a un paracadute.

6. A tuo parere, per quale motivo ai militari presenti sull’“Enola Gay” fu ordinato di
indossare occhiali dalle lenti scure?
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7. Nel testo si legge: «In un milionesimo di secondo, un nuovo sole si accese nel cielo, in un bagliore...». Quali aggettivi fra quelli proposti di seguito sono adatti a completare la frase? Sottolineali.
offuscato – cupo – accecante – abbagliante – luminosissimo – opaco

8. Nel linguaggio figurato molto spesso si usa l’espressione “a prova di bomba”. È un’espressione che indica una teoria, un giudizio o una giustificazione che:
a. può essere contestata solo con un giudizio negativo come una bomba.
b. può resistere a qualsiasi attacco o critica.
c. ha effetti devastanti.

9. Quali fra i seguenti aggettivi sono sinonimi e quali contrari di luminoso? Inserisci gli aggettivi proposti nella tabella.
annebbiato – appannato – buio – brillante – smagliante – luminescente – scintillante – scuro – splendente – plumbeo

Una gru origami




Il bombardamento atomico di Hiroshima

Ricostruzione del bombardamento atomico di Hiroshima al termine della seconda guerra mondiale, il 6 agosto 1945

Filmati reali delle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki

Sopra il cielo di Hiroshima

Sopra il cielo di Hiroshima volano migliaia di piccole gru di carta. Si danno appuntamento ogni 6 agosto: compiono alcuni cerchi nel cielo e planano sulla città, posandosi su un monumento dedicato a una bambina. Ricordano il 6 di agosto di 65 anni fa, il momento in cui Hiroshima fu illuminata da un gran sole. Un sole che portò la notte per 100mila persone. Sadako Sasaki aveva due anni quando fu proiettata fuori dalla sua stanza, a 1,7 chilometri esatti dal punto in cui 'Little Boy', il ragazzino, lasciò intorno a sé l'inferno. Apparentemente, la figlia del barbiere di Kusunoki-cho, il quartiere dove i Sasaki vivevano, non riportò nemmeno un graffio. La madre, accecata dallo scoppio, l'aveva raccolta, stretta tra le braccia, attraversato il parco di Oshiba con il cuore in gola, corso accanto alla fabbrica di legno, accanto a dove pensava ci fosse ancora la fabbrica di legno, e indugiato stupefatta sul ponte Misasa, dove l'aveva colta la 'pioggia nera', l'anima di cenere della bomba che ricadeva a terra, ammantando quanto le fiamme dell'atomo avevano risparmiato. Finalmente in salvo.

La guerra finì. La resa incondizionata che l'imperatore Hirohito firmò il 2 settembre 1946 costò al Giappone centinaia di migliaia di vite: il pedaggio estorto dagli Usa in rappresaglia per Pearl Harbor e per la scellerata alleanza con Germania e Italia. Il padre di Sadako ricostruì il negozio nel 1947 e a
poco a poco la vita tornò alla normalità. La vita tornò, a Hiroshima, e Sadako crebbe, esile ma vigorosa, centotrentacinque centimetri per 27 chili, una tre le più agili del suo corso, alle elementari di Nabori-cho. A 11 anni era la più veloce di tutte, sulla pista d'erba della scuola: 50 metri in 7,5 secondi. Non perdeva mai una gara. Neanche quando, nell'autunno del '54, arrivò stranamente sfinita e pallida al termine della corsa. Esausta come mai si era sentita prima. Era 'Little Boy', il ragazzino cattivo che 9 anni prima l'aveva scagliata fuori dalla finestra. Era tornato. Furtivo e subdolo, aveva atteso che Sadako crescesse, che cominciasse a vincere le corse sulla pista d'erba, a giocare con le compagne, a sognare sussurrando all'orecchio di Chizuko, la sua migliore amica, il nome del bambino in fondo alla classe, quello che le piaceva. Ma 'Little Boy' la voleva per sé.

Nel novembre del 1954, un fastidioso gonfiore sul collo costrinse Sadako a letto per alcuni giorni. A Capodanno il gonfiore si era esteso alla faccia, e piccole macchie color porpora erano comparse sulla gamba sinistra della bambina. Il 18 febbraio del '55 la diagnosi: leucemia. Il 21 il ricovero all'ospedale della Croce Rossa, con appena un anno di vita da vivere, prima che i globuli bianchi proliferassero impazziti nel suo sangue, portandole via l'ossigeno.
Fu Chizuko a regalarle l'origami: una piccola gru di carta nella quale erano racchiuse una leggenda e una speranza. La leggenda era che chiunque avesse costruito mille gru di carta, avrebbe compiaciuto a tal punto gli dei da poter esprimere qualsiasi desiderio. La speranza era di arrivare a costruirli, tutti quegli origami.

La storia di Sadako termina la mattina del 25 ottobre 1955. C'è chi dice che le sue mani si fermarono dopo 644 origami. Per altri, il numero di mille fu abbondantemente superato.
Oggi, Sadako è su un piedistallo di granito nel Parco della pace di Hiroshima, con le mani tese a sorreggere una gru di carta. La statua fu costruita nel 1958. Nacque da un'idea dei compagni di classe di Sadako e fu eretta anche grazie alle donazioni degli studenti di tutto il Giappone.

Alla sua base, un'iscrizione recita: "Questo è il nostro grido. Questa è la nostra preghiera. Pace nel mondo". Ogni anno, i bambini di tutto il mondo costruiscono origami per Sadako, divenuta un simbolo universale di pace e speranza. Ogni anno, sopra il cielo di Hiroshima, volano migliaia e migliaia di piccole gru di carta.



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