sabato 4 giugno 2016

Il pensiero di Pirandello


Un autore "difficile"

Luigi Pirandello diventò famoso relativamente tardi. Fu compreso, in effetti, soprattutto dopo la prima guerra mondiale e la crisi culturale che ne seguì. Da notare, inoltre, come Pirandello fu apprezzato all'inizio soprattutto per il teatro: il riconoscimento del valore delle sue novelle, per esempio, arrivò molto più tardi.

Dal verismo al relativismo
Il punto di partenza della formazione culturale di Pirandello è senz'altro il verismo: tanto che egli oppone, polemicamente, agli "scrittori di parole" (D'Annunzio, per capirci) gli "scrittori di cose" (i suoi amati Verga e Capuana: d'altronde, anche Pirandello era siciliano).
Ma nella sua adesione al verismo c'è già una novità: egli sposta la sua attenzione dall'ambiente all'uomo. In questo modo Pirandello arriva alla conclusione che esistono più punti di vista e le certezze non esistono: l'oggettività del verismo viene sgretolata dal di dentro.
Certo, anche per Pirandello l'uomo anela alla libertà, alla realizzazione delle sue aspirazioni. Ma si tratta di un'illusione, dice l'autore: la libertà soccombe di fronte alla necessità delle regole e delle convenzioni della società. La vita diventa, insomma, un "carcere senza sbarre".
L'uomo dunque non può realizzarsi: nè nelle sue aspirazioni, nè nella trappola delle regole sociali. Ne deriva la sconfitta, l'angoscia, lo smarrimento dell'uomo contemporaneo.

Il pessimismo di Pirandello
Da quanto abbiamo detto, è evidente il pessimismo totale di Pirandello. Mentre Verga conservava ancora qualche barlume di certezze (come il culto della famiglia), i personaggi di Pirandello vagano disorientati in un mondo dove l'unica certezza è l'assurdità della propria vita.

La crisi della borghesia
Il relativismo, la mancanza di certezze, l'assurdo: se le più tipiche tematiche pirandelliane si richiamano alle nuove concezioni della cultura europea, esse sono anche la manifestazione della crisi dell'uomo borghese, schiacciato dalla produzione dell'industria, dalla burocrazia dello Stato, impaurito dalle masse.

L'umorismo
In un famoso saggio Pirandello vede l'umorismo lo strumento per vedere la contradditorietà della vita. Egli porta l'esempio di una donna anziana, truccata ed abbigliata come una ragazza: nasce il riso, cioè la comicità, dovuta all'"avvertimento del contrario" tra il modo con cui la signora appare e come dovrebbe essere. Ma se si supera la superficialità del comico e si riflette, comprendendo che la vecchia signora non prova piacere, ma lo fa sperando di conquistare l'affetto del marito più giovane, nasce il "sentimento del contrario", cioè l'umorismo, che al di là del sorriso coglie la sofferenza e l'angoscia.
Nello stesso saggio Pirandello spiega che alla base dello smarrimento dell'uomo c'è il contrasto tra vita e forme. La vita è un flusso libero, ma quando la nostra coscienza cerca di comprenderla, la fissa in forme, come se la congelasse. E questo è una contraddizione: la forma cerca di fissare proprio ciò che non si può fissare, cioè la vita.

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